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"Il richiamo della foresta" di Jack London.

"Buck fu per me una lezione di guerra, di guerriglia, di vita. Io lo vedo come un inno alla libertà. Anzi, alla libertà assoluta."
Così Oriana Fallaci, nell'impetuosa introduzione a cuore aperto che apre questa edizione del capolavoro di Jack London, sintetizza la forza primigenia di uno dei più grandi - e misconosciuti - romanzi d'avventura di tutti i tempi.
Sorprendente esplorazione dell'animo umano, "II richiamo della foresta" racconta una lotta viva in ciascuno di noi, tra civiltà e natura, e lo fa con meraviglioso e serrato ritmo cinematografico attraverso il "calvario di un cane" che, strappato al padrone e alla California per essere condotto tra le gelide nevi del Klondike, apprende l'arte feroce della sopravvivenza, stritolato e schiavizzato dall'umanità abbrutita nella corsa all'oro.
Buck, che non aveva mai visto la neve, impara a conoscere la frusta, la cinghia, il gelo, il sangue e l'odio.
Ma sperimenta anche, totale e accecante, l'amore per l'uomo buono che gli salva la vita, e al tempo stesso la voce irresistibile che lo attira nella foresta, l'istinto primordiale del ritorno alla vita selvaggia, intenso bianco e nero delle incisioni di Abigail Rorer, in esclusiva italiana per BUR, rendono con immediata efficacia il buio delle notti del Nord, la luce dei ghiacci sterminati, la potenza sublime della natura che Jack London, attaccabrighe, sognatore, mozzo, avventuriero, ma soprattutto artista, ha saputo raccontare come pochi altri prima di lui, e quasi nessuno dopo.

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